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Sono la dott.ssa Gianella Girotto, ho conseguito la Laurea in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova nel 1982.
Ho ampliato la mia formazione Psicoterapica frequentando il Centro Ricerche Biopsichiche di Padova dove si è svolto anche il mio Training Analitico Individuale. Ho una formazione anche in Psiconcologia.
Ho frequentato la Scuola di Biodanza del Triveneto titolandomi con una Monografia sugli Archetipi Femminili nel 2007. 

Ho conseguito il Diploma di Operatore in Costellazioni familiari nel 2021 e il Master di Specializzazione in Costellazioni familiari Archetipiche nel 2022 presso l’Università del Sociale, Torino.
Sono iscritta all’Ordine degli Psicologi della regione Veneto con n. 785 e sono abilitata all’esercizio dell’attività psicoterapeutica.

Ho pubblicato i saggi: La grazia del perdono, Dissensi 2015 e Vivere fino all’ultimo respiro, Creativa 2017. Una raccolta di poesie Germogli, Youcanprint, 2019 .

Ho iniziato la mia attività presso un ‘Associazione che si occupava di portare cure mediche e psicologiche al domicilio dei malati terminali. Ho proseguito come Libera Professionista nel territorio dell’Alta Padovana.

Mi occupo di Psicoterapia individuale per adulti e adolescenti, Percorsi di coppia, Sostegno e consulenza psicologica, Il perdono come cura, Elaborazione del lutto. Conduco gruppi di Costellazioni Familiari e Costellazioni archetipiche; Seminari di Psicogenealogia. Costellazioni familiari individuali e percorsi di Psicogenealogia individuali con incontri mensili.

Sono presente in studio e ONLINE. Seguo online anche persone italiane residenti all’estero.

Per informazioni e/o appuntamento: cell. : 346 7674218

E-mail: girottogianella@libero.it

Vicolo Crescenzio 5 – 35012 CAMPOSAMPIERO

La cura del perdono

Girotondo di veli impalpabili

avvolge di luce le anime danzanti

voci soavi accompagnano canti di gioia

polvere divina si posa sui volti in attesa

è la grazia che vi accarezza con amore puro.

Esultate gioiose anime

questa è la grazia del perdono.

Domande poste durante una presentazione del libro

A chi è rivolto il percorso del perdono?

A tutte le persone che hanno dei conti in sospeso con i propri genitori. Alle coppie, a noi stessi, a chiunque senta di avere qualcuno da perdonare.

Perché ha scelto il tema del perdono?

Questo tema mi è caro da un po’ di tempo, in particolare da quando ho raggiunto la consapevolezza che solo attraverso il perdono è possibile aprirsi alla vita e alla possibilità di amarsi e amare il prossimo.

Perdonare significa dimenticare?

No perdonare significa ricordare senza provare né dolore, né rancore.

Cosa ha significato per lei scrivere il libro?

Scrivere il libro è stato un atto di amore verso me stessa e una realizzazione del desiderio di essere di aiuto alle persone.

Perdonare è un percorso che si può fare da soli?

E’ possibile, con impegno, riuscire a fare il percorso del perdono da soli, ma avere un interlocutore specializzato in grado di accogliere e favorire la consapevolezza è diverso. Perdonare è un atto liberatorio, ma percorrere le tappe è impegnativo e doloroso. Le emozioni e i sentimenti repressi per lungo tempo hanno bisogno di essere elaborati e trasformati,  in modo particolare la rabbia e il rancore. Solo in questo modo si può provare il sentimento della compassione che porta al perdono.

La morte e il morire

Anima
E volo via come farfalla leggera
fra le nuvole del cielo di aprile.
E come fiocchi di neve fuori stagione
mi dissolvo nell’aria.
Vado, ma resto
e nella luce, per sempre, esisto.

La morte riguarda tutti ed è strettamente legata alla vita, a volte giunge all’improvviso, qualche volta, dopo una lunga malattia che coinvolge il morente e la sua famiglia.

Un evento così impegnativo ci può cogliere impreparati in particolar modo in questo che è il tempo della morte negata. Nella relazione interpersonale spesso si creano dei non detti che portano a quella che viene definita “la congiura del silenzio” la quale porta sofferenza, solitudine ed isolamento per il malato e sensi di colpa per i parenti.

Il lutto è il periodo che segue la morte del congiunto ed è caratterizzato da una serie di vissuti molto dolorosi che hanno bisogno di essere vissuti e in seguito elaborati. Solo in questo modo è possibile riorganizzarsi la vita.

Quando è necessario rivolgersi al professionista?

Quando il dolore sembra non finire mai, se ci sono sentimenti di rabbia che non si riesce ad elaborare, quando ci sentiamo senza energia e non riusciamo a riprendere i nostri ritmi quotidiani.

COSTELLAZIONI FAMILIARI

COSTELLAZIONI FAMILIARI

Le Costellazioni Familiari sono state ideate dallo studioso di sistemi familiari Bert Hellinger.

Sono un metodo che, attraverso una rappresentazione scenica, permette di prendere consapevolezza dei legami inconsci esistenti nel proprio sistema familiare, comprendendo l’origine del disagio e rimettendo a posto l’ordine mancante o sovvertito.

Le costellazioni familiari hanno il compito di risanare, di riordinare e riequilibrare il sistema famiglia. Una costellazione ci rivela, inoltre, anche ciò che è nascosto nell’inconscio familiare o nel nostro incoscio personale.

Le costellazioni familiari si possono fare a livello individuale attraverso degli oggetti simbolici o di gruppo con le persone.

Psicogenealogia e Costellazioni Familiari

Il termine Psicogenealogia viene indicato per definire l’insieme di conoscenze, metodi di indagine e strumenti di lavoro provenienti da diverse fonti, relativi a identificare le influenze degli antenati sulla vita dei discendenti e a risolvere i conflitti posti dalle suddette influenze.

La Psicogenealogia fa i primi passi intorno al 1970 con la Psicoanalista
Anne Ancelin Schützenberger ed è altresì denominata Ricerca Transgenerazionale in quanto studia le influenze dell’albero genealogico sulla vita di una persona, in particolare su “eventi inspiegabili” quali: ripetizioni di incidenti in corrispondenza di certe date, il non riuscire a tenere un partner o ad avere figli, il fallire ripetutamente nel lavoro nonostante l’impegno e la competenza, ecc.
La Psicogenealogia spiega la trasmissione familiare – da una generazione all´altra – delle memorie di eventi tragici, di debiti e obbligazioni non risolti, di ripetizioni inconsce di schemi comportamentali, di cicli di vita non conclusi. Tale trasmissione viene collegata non solo a eventi privati accaduti nelle famiglie, ma anche ad eventi collettivi drammatici storici come guerre, calamità naturali o crisi economiche che hanno sconvolto le vite dei nostri antenati con conseguenze gravi che possono arrivare a influire sulle scelte di vita dei discendenti da tre a sette generazioni.

Le privazioni, i torti subiti, le gravi perdite o le morti precoci creano nell’anima dell’intera famiglia una ferita e una sofferenza per quello che non si è potuto avere o è stato portato via con la violenza, per i sogni infranti o per le realizzazioni personali spezzate dal destino avverso.

I discendenti, attraverso il “Progetto Senso” vengono incaricati dal clan di concludere “irrisolti”, di colmare vuoti, di riparare offese o ingiustizie, di restaurare ordini, ecc. che i loro predecessori non hanno potuto portare a termine. La memoria delle ingiustizie, infatti, attraversa diverse generazioni ricadendo come un fardello pesante sui discendenti, che spesso sacrificano la propria vita e i propri sogni, spinti dalla “Lealtà familiare” a risanare gli incompiuti dell’antenato e a riportare la giustizia e l’ordine dell’amore nel sistema famiglia.

Per approccio transgenerazionale, quindi, si intende la volontà di considerare il progetto di vita di un individuo come frutto dei compiti di compensazione del destino familiare che egli ha ricevuto fin dal momento del suo concepimento. Il progetto senso è un tema centrale dell’approccio transgenerazionale. Il mancato adempimento delle “missioni di compensazione” assegnate dal clan familiare crea un conflitto interiore nel discendente che manifesta una sorta di auto boicottaggio nel suo stesso progetto di vita. L’impossibilità di godere i frutti del proprio benessere economico o la difficoltà a realizzare un benessere economico, una bocciatura a un concorso importante, una rinuncia agli studi, problemi di inserimento nel mondo del lavoro, “fatalità” che fanno effettuare investimenti sbagliati, portano a fallimenti economici, fanno sposare il partner che non si ama o creano difficoltà ai tentativi di formare una famiglia e di generare dei figli, possono essere visti come tanti esempi di auto boicottaggio.

In generale si potrebbe dire che i torti subiti da un avo possono divenire nel discendente missioni riparatrici, i fallimenti possono trasformarsi nell’ incapacità di creare relazioni e condizioni proficue, i traumi in depressioni, le sofferenze in carenza di fiducia nelle proprie possibilità e in quelle della vita, lo stress accumulato di generazione in generazione può materializzarsi nelle malattia fisica e nell’impasse psicologica. Particolarmente pericolosi possono essere gli effetti che riguardano eventi traumatici rimasti segreti, dei quali non si è mai osato parlare in famiglia: tradimenti segreti, figli concepiti al di fuori del matrimonio o figli rinnegati, delitti, condanne segrete, filiazioni segrete.

Tratto da: A. A. Schützenberger La sindrome degli antenati.

COSTELLAZIONI ARCHETIPICHE

Il viaggio dell’eroe

Percorso di crescita personale attraverso le costellazioni archetipiche: si svolge in 6 incontri un fine settimana al mese.

Il Viaggio dell’Eroe è composto essenzialmente dalle seguenti esperienze archetipiche:

1. affrontare il Viaggio

2. combattere e sconfiggere il Drago

3. salvare la Fanciulla

4. impadronirsi del Tesoro

5. edificare il Regno.

L’Eroe: l’individuo, la persona che lascia la propria zona di comfort e affronta una missione per trovare le risposte esistenziali, per realizzarsi. È mosso dalla curiosità, o dall’inquietudine di una vita non soddisfacente o dalla volontà di cambiare il proprio destino avverso.

Il Viaggio: è il percorso introspettivo, esperienziale e conoscitivo verso la consapevolezza di se stessi e dell’essenza della vita.

Il Drago: è la nostra parte oscura, l’Ombra in cui abbiamo nascosto tutte le nostre paure, i dolori, i traumi, le parti non accettate di noi stessi. È l’apparente nemico da sconfiggere che si rivelerà essere la più grande prova da superare. Nella maggior parte delle volte, il Drago va solo visto, portato in Luce, consapevolizzato e integrato. Non è qualcosa da escludere o da sconfiggere, altrimenti sarebbe come rinchiudere di nuovo nello sgabuzzino del nostro subconscio quello che non siamo in grado o non vogliamo affrontare. Affrontare il Drago è la sfida più grande.

La Fanciulla: è l’anima dell’Eroe, la sua autenticità. È la stima per se stessi, l’accettazione profonda dello scopo che abbiamo in questa vita. È l’integrazione tra Maschile e Femminile, Animus e Anima.

Il Tesoro: è la ricompensa. È la buona riuscita, in termini evolutivi, del percorso fatto, del superamento degli ostacoli, della bellezza e della gioia che abbiamo sperimentato. È la scoperta dei nostri veri talenti. È la gratitudine e l’amore che abbiamo provato nell’incontro sano e funzionale con ‘l’altro diverso da noi’. È anche vedere i propri sforzi e le proprie aspettative, realizzati, concretizzati, riconosciuti.

Il Regno: è la nostra Vita dopo la ‘rinascita’. È la capacità di edificare, costruire quello che desideriamo e materializzarlo in questa esistenza. A quel punto, da Eroe e da Eroina diverremo Re e Regina del nostro Regno, capaci di essere responsabili e autentici in ogni aspetto della nostra vita.

Attraverso le costellazioni familiari archetipiche possiamo vedere se gli archetipi sono in ombra o in luce. Gli archetipi sono 12 e le età in cui si attivano corrispondono a cicli di sette anni a partire dalla nascita: innocente, orfano, guerriero, angelo custode, amante, cercatore, creatore, distruttore, mago, sovrano, saggio, folle.

Jung approfondisce gli Archetipi in chiave evolutiva. Essi sono dei modelli originari di essere e di pensare, di agire e di sentire: ciascuno con le proprie caratteristiche e funzioni, con delle specifiche qualità e difetti. Ogni Archetipo ha una specifica personalità con le proprie qualità e i propri difetti. Come gli organi fisici hanno ciascuno una determinata funzione biologica, sono collegati gli uni gli altri e non potrebbero esistere al di fuori dell’organismo, così gli Archetipi diventano organi psichici: hanno ognuno una determinata funzione nello sviluppo e nel funzionamentodella personalità e della coscienza, sono in collegamento tra loro e ciascuno di essi è indispensabile. Come gli organi fisici anche gli organi psichici si ammalano. È sufficiente che un Archetipo non funzioni al meglio dentro di noi, che tutto il sistema ne risente. Gli Archetipi sono sempre tutti presenti dentro di noi. Possono essere: attivi (quando stanno lavorando) passivi o dormienti (quando non li utilizziamo o non siamo coscienti delle loro caratteristiche e peculiarità)

Se attivi possono essere o in Luce o in Ombra. Sono in Luce: quando utilizziamo le qualità positive e le risorse di quell’Archetipo; Sono in Ombra: quando stiamo esprimendo le caratteristiche negative e i difetti di quell’Archetipo.

James Hillman, allievo di Jung, porta a un’evoluzione ulteriore la teoria degli archetipi, andando a delineare una “psicologia archetipica”. Gli archetipi sono considerati nella loro manifestazione fenomenica, nel percorso che ciascuno compie dentro la propria anima. La guarigione arriva attraverso il riconoscimento di quegli Archetipi che agiscono nelle persone e nel mondo. Gli Archetipi vengono in qualche modo equiparati agli eroi, agli dei e alle dee della mitologia: potenti forze istintive che spingono a determinati comportamenti, che necessitano di esprimersi.

Le fasi per il percorso evolutivo sono:

1: approfondire la conoscenza degli archetipi

2: individuare quelli dominanti e quelli meno coltivati o dormienti

3: cercare di comportarsi con le caratteristiche positive dell’archetipo che cioccorre maggiormente sviluppare

4: imparare a far colloquiare tutti gli archetipi e a esprimerli al meglio delle loro qualità, in piena armonia e autenticità.